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Dal mare alla piscina, verruche ‘ricordino’ poco piacevole

(Adnkronos) – L’estate in mare o in piscina, per quanto luoghi rilassanti e rinfrescanti, a volte può lasciare ‘ricordini’ poco piacevoli, tra cui le verruche, ovvero spiacevoli escrescenze cutanee dovute a uno dei ceppi dell’Hpv (Human Papilloma Virus). L’ospedale Niguarda di Milano sulla propria home page risponde alle principali domande sulle verruche. Si parte con le varie tipologie e come distinguerle.  

“Le verruche comuni: chiamate comunemente anche ‘porri’, possiedono solitamente una forma tondeggiante e si osservano con maggiore frequenza sul dorso delle mani e delle dita, sulle gambe e sulla pianta dei piedi – spiega l’ospedale – Poi le verruche piane: sono conosciute anche con il nome di ‘verruche giovanili’ per via del fatto che compaiono tipicamente nei bambini. Spesso sono asintomatiche, difficili da curare e si diffondono soprattutto su mani, viso, braccia e ginocchia. Talvolta possono comparire a grappoli. Le verruche plantari: si tratta di lesioni profonde localizzate sulla pianta del piede. Provocano dolore e sono molto comuni in chi cammina scalzo in luoghi umidi. E poi le verruche a mosaico: anche queste compaiono a livello plantare e appaiono come piccole verruche ravvicinate tra loro, spesso dolenti. Le verruche filiformi: come suggerisce il nome, hanno una forma allungata e di solito si localizzano al volto, palpebre, labbra, naso e collo. E infine le verruche ano-genitali o condilomi: si presentano sia come papule lisce, sia come escrescenze ruvide. Solitamente asintomatiche, le verruche perirettali provocano spesso prurito. Sono la causa principale del tumore della cervice uterina”.  

Come possiamo prevenirle? “Traumi e macerazioni favoriscono il contagio, poi la trasmissione può avvenire anche tramite autoinoculazione, ossia da una parte del corpo all’altra. Sarebbe meglio, dunque, evitare di camminare scalzi in luoghi pubblici o condividere asciugamani e oggetti per la cura delle unghie. Curare bene l’igiene della pelle permette, inoltre, di prevenire la formazione di lesioni cutanee”, sottolineano gli esperti.  

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Per quanto riguarda il trattamento? “Fortunatamente molte verruche regrediscono spontaneamente nell’arco da uno a cinque anni, altre invece persistono per anni e ricompaiono nelle stesse sedi o in sedi diverse anche dopo il trattamento. Questo dipende dallo stato immunologico della persona e dalle condizioni locali”, chiarisce il Niguarda.  

“Tuttavia, sulla base della valutazione di alcuni fattori, si potrà optare per uno specifico trattamento, come l’applicazione di soluzioni a base di acido salicilico, l’elettrocauterizzazione, il curettage, la crioterapia, l’escissione o la laser terapia nel caso di trattamenti più problematici. Comunque, mai ricorrere a trattamenti ‘fai da te’, ma contattare uno specialista per una valutazione ed una terapia mirata”, concludono gli specialisti.